Iohann
Bayer |
Uranometria , Augusta 1603 |
Iohann
Bayer
Uranometria , Augusta 1603
DRACO
(Musiche di Arvo Pärt)
Con
l'Uranometria di Iohann Bayer
del 1603 si apre l'età d'oro dei grandi atlanti celesti; da questo
momento il catalogo delle stelle verrà pubblicato in un volume separato,
mentre l'atlante vero e proprio, di grandi dimensioni, sempre più curato
artisticamente, vivrà di vita propria.
L'opera del nostro autore,
disegnata da Alexander Mair e pubblicata ad Augusta, comprende 51 tavole
rettangolari di 38,2 x 28,2 centimetri di lato. Queste sono numerate
alfanumericamente da lettere latine maiuscole che, al loro esaurimento,
vengono prima duplicate e poi triplicate con lettere minuscole in modo
tale che la prima tavola viene numerata con A, la venticinquesima con Aa e
la cinquantesima con Aaa.
Le tavole sono incorniciate
da scale graduate con tacche di un grado, numerate ogni cinque e con una
linea che viene tracciata ogni trenta gradi; la fascia intorno alla
eclittica viene evidenziata per otto gradi a nord e otto a sud aggiungendo
un grigio continuo di fondo che identifica pertanto il limite entro il
quale possono essere distinti i pianeti. Le coordinate e le linee sono
quelle polari; viene però riportato un reticolo incentrato sui poli
zodiacali che mette in evidenza l'eclittica.
Le stelle vengono collocate
utilizzando i dati che Tycho Brahe aveva calcolato nel suo osservatorio
danese raggiungendo una precisione vicina al minuto d'arco e vengono
denominate per la prima volta, iniziando così una tradizione che continua
ancora oggi, da lettere dell'alfabeto greco e ad esaurimento di queste da
lettere latine in ordine crescente di magnitudine.
La fama di questo atlante è
legata anche all'apparizione delle due più importanti stelle nove del
periodo. Per
segnalare quella del 1604 apparsa nell’Ofiuco, Keplero utilizzò le
caratteristiche innovative della
tavola del Bayer. L'altra
è quella del 1572 osservata da T. Brahe a Uraniborg e per la quale
l'astronomo danese aveva stimato una distanza pari a quelle delle stelle
fisse non essendo riuscito ad osservare alcun spostamento parallattico.
La Nova del 1572 fece
sicuramente tremare l'impalcatura teorica aristotelica e creò una forte
impressione se, a distanza di più di trenta anni dalla sua scomparsa,
Bayer volle collocarla ancora nella tavola K del suo atlante, che
rappresenta Cassiopea, luminosissima e con un simbolo più grande di
quello di Sirio.
Le stelle nove non sono
l'unico segno dei tempi che cambiano registrati da Bayer. La tavola Aaa è
infatti dedicata alle nuove costellazioni osservate nel cielo australe.
Sono dodici: Phoenix, Grus,
Indus, Pavo, Toucan, Dorado, Hydrus, Piscis Volans, Chamaleon, Apis
Indica, Triangulum Australe e Apis che si ripartiscono le 135 stelle
osservate e catalogate con una certa precisione, circa due gradi, dai
navigatori P. D. Keyser e F. de Houtman durante un loro viaggio
nell'Oceano Indiano. Nella tavola sono disegnate anche la Piccola e la
Grande Nube di Magellano, proprio come due nuvolette e quindi con
caratteristiche ben diverse da quelle utilizzate per la Via Lattea. In
questa tavola, differentemente da quelle delle costellazioni, le stelle
non vengono denominate, dando così l'idea della provvisorietà delle
informazioni che l'autore utilizza.
Le ultime due tavole, la 52
e la 53 nella copia della
Biblioteca Nazionale Braidense di Milano, sono
dedicate al cielo boreale e a quello australe: vi sono riassunte tutte le
stelle riportate nelle tavole precedenti, escludendo però il disegno
delle costellazioni.
Sopra l'origine delle costellazioni australi leggi l' articolo di
NAVIS
Recentemente ho potuto leggere l’intervento che Francesco Castaldi, del Gruppo Astrofili G. e A. Bernasconi di Saronno, ha presentato al VI congresso di Archeoastronomia e Storia dell’Astronomia Antica organizzato dall’Università degli Studi del Molise e tenuto a Campobasso nel settembre 2006: http://archeoastronomia.altervista.org/wp-content/uploads/2019/07/SIA6_03.pdf L’intervento
di Castaldi dal titolo Il
“Caso” della Nebulosa di Andromeda tende a far luce sul motivo per
cui la Galassia di Andromeda, pur essendo un oggetto astronomico visibile
ad occhio nudo, non sia stata segnalata da osservatori e astronomi
dell’antichità e del Medio Evo e sebbene disegnata nelle tavole del Liber
locis stellarum fixarum
, anno 964, dell’
astronomo arabo Abd ar-Rahaman as-Sufi e “riscoperta” nel 1614
dall’astronomo occidentale Simon Mayr abbia ancora ritardato per decenni
il suo apparire ufficiale in atlanti e cataloghi moderni.
Castaldi
esamina nell' introduzione della sua relazione i casi di altre nebulose
e in particolare quelli
segnalati con questo termine nell’Almagesto
di Tolomeo e verifica che nell’Uranometria,
1603, del Bayer questi oggetti sono rappresentati in modo alquanto strano:
vengono dapprima disegnati per essere poi parzialmente cancellati come se
l’autore volesse in qualche modo segnalare attraverso l'incompletezza
del simbolo la sua intenzione
di sospendere il giudizio sulla natura dell’oggetto considerato. Incuriosito
da questa scoperta ho riesaminato con attenzione i fotogrammi ad alta
definizione della copia dell’Uranometria
depositata presso la Biblioteca Nazionale Braidense di Milano e ho potuto
riscontrare che il Bayer utilizza il metodo grafico della sospensione del
giudizio almeno 23 volte. Otto
oggetti sono segnalati due volte in mappe distinte mentre un unico oggetto
è segnalato tre volte in altrettante mappe. Gli oggetti indipendenti sono
pertanto 13.
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Le tavole che presentiamo appartengono ad una copia dell'atlante depositata presso la Biblioteca Nazionale Braidense di Milano e vengono pubblicate su concessione del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali con l'espresso divieto di ulteriore riproduzione o duplicazione con qualsiasi mezzo La Biblioteca Braidense ha concesso inoltre alla rivista " Le Stelle" la ristampa dell'opera del Bayer che è apparsa come supplemento ai suoi primi sette numeri. Nel numero uno della stessa rivista del Novembre 2002 l'Uranometria viene descritta da un articolo di Felice Stoppa che illustra alcune particolarità che fanno della copia di proprietà della Biblioteca Nazionale Braidense di Milano un esemplare unico al mondo.
http://www.atlascoelestis.com/stelleuno.htm
La copia di Milano è mancante dei testi che corredano le tavole. Quelli che si trovano nel presente lavoro appartengono ad una copia della ETH- Bibliothek Zürich
dove vi è depositata con il codice di classificazione RAR 8931 q. Dalla stessa copia è riportata e una rara tavola dello stesso incisore dell'atlante, Alexander Mair, rilegata successivamente con le altre tavole del Bayer dopo essere stata staccata da una copia dell'opera di Christoph Scheiner del 1612 sulle macchie solari, Tres epistolae de maculis solaribus scriptae ad Marcum Velserum, Augustae Vindelicorum. La tavola, Maculae in Sole, apparentes, observatae, documenta il fenomeno delle macchie sul Sole scoperto l'anno precedente da Galileo ed in particolare il loro evolversi dal 21 ottobre 1611 al 14 dicembre 1611:
MACULAE IN SOLE APPARENTES, OBSERVATAE
Tavole
Segnatura della copia della Biblioteca Braidense di Milano Indice della copia della Biblioteca Braidense di Milano
Pars Prima Ursa minor Ursa maior Draco Cepheus Bootes Corona Septemtrionalis Hercules Lyra Olor Cassiopea Perseus Auriga Serpens Sagitta Aquila Delphinus Equs minor Pegasus Andromeda Triangulum
Pars Secunda Aries Taurus Gemini Cancer Leo Virgo Libra Arcitenens Caper Amphora Pisces
Pars Tertia Orion Eridanus Lepus Canis maior Canicula Argo Navis Centaurus Crater Corvus Hydra Lupus Ara Corona Meridionalis Piscis Notus Pavo
Synopsis coeli superioris Borea
Synopsis coeli inferioris Austrina
Ian Ridpath http://www.ianridpath.com/startales/startales2b.html#bayer http://www.ianridpath.com/startales/bayer.html in
http://www.ianridpath.com/startales/contents.html
di FELICE STOPPA |