Petrus Apianus |
Astronomicum Caesareum, Ingolstadt 1540 |
Eridanus e Fetonte
P. Ovidius Naso, Metamorphoses (ed. Hugo Magnus) II, 309-328
Sed
neque quas posset terris inducere nube
tunc
habuit, nec quos caelo demitteret imbres.
Intonat
et dextra libratum fulmen ab aure
misit
in aurigam pariterque animaque rotisque
expulit
et saevis compescuit ignibus ignes.
Consternantur
equi et saltu in contraria facto
colla
iugo eripiunt abruptaque lora relinquunt.
Illic
frena iacent, illic temone revulsus
axis,
in hac radii fractarum parte rotarum,
sparsaque
sunt late laceri vestigia currus.
At
Phaeton rutilos flamma populante capillos,
volvitur
in praeceps longoque per aera tractu
fertur,
ut interdum de caelo stella sereno
etsi
non cecidit, potuit cecidisse videri.
Quem
procul a patria diverso maximus orbe
excipit
Eridanus fumantiaque abluit ora.
Naides
Hesperiae trifida fumantia flamma
corpora
dant tumolo, signant quoque carmine saxum:
Hic
situs est Phaeton, currus auriga paterni:
Quem
si non tenuit, magnis tamen excidit ausis.
Nell'iconografia celeste, fino ai primi anni del diciassettesimo secolo, alla costellazione del fiume Eridano viene associata la figura di Fetonte, con evidente richiamo al mito ricordato da Ovidio nelle Metamorfosi.
Fetonte è generalmente rappresentato dalla figura di un giovane ma in alcuni casi assume sembianze femminili. Nelle rappresentazioni più antiche, in particolare in quella di Geruvigus, ma anche in molte copie delle aratee medioevali, Fetonte assume le sembianze di un vecchio (Personificazione del fiume Nilo?). Con i nuovi atlanti e le relative mappe del Seicento la sua figura scomparirà definitivamente dal cielo.
Fetonte in 1626 Luenioni per Matheum Greuterii sculpt. excudebat Gulielmus Nicolai, Globo celeste del 1626 di Greuter
Diamo di seguito una rapida esemplificazione. Partiamo dallo splendido affresco di Caprarola, dove il mito è più ampiamente raccontato dalla presenza del carro trainato da quattro cavalli che trasporta il sole. Segue l'affresco di Palazzo Besta a Teglio, opera eccezionale , unica per alcune rarissime peculiarità come quella di rappresentare Coma Berenices sotto forma di un pesce. Le due opere, di autori ignoti, coeve dell'Astronomicum Caesareum, subiscono senz' altro l'influsso del libro di Apianus.
Le altre immagini, tutte tratte da edizioni dell'opera di Arato o di Igino, sono poste in ordine cronologico perchè si possa cogliere l'evidente filo evolutivo delle immagini.
Sala del Mappamondo, Villa Farnese, Caprarola 1575
Sala della Creazione, Palazzo Besta, Teglio 1550 Circa
Giovanni Andrea Vavassore (Copia di C. Vopel del 1545)Imagines celi septentrionalis cum duodecim imaginibus zodiaci Genova 1558
A Vopel si ispira anche Jeronimo De Girava in una sua mappa del 1556 stampata a Milano con il titolo Typo de la carta Cosmographica de Gaspar Vopellio.... Di seguito riproduco la costellazione, l'emisfero celeste australe e il planisfero terrestre come appaiono in una copia del De Girava del 1570.
Immagini e testo descrittivo sono pubblicati per cortesia di
The John Carter Brown Library, Brown University
Typo de la carta cosmographica de Gaspar Vopellio Medeburgense, Gerónimo Girava, Venezia 1570
Cordiform
world map including North and
Girava, cosmographer to the Emperor Charles V, created this map from a large world map of Caspar Vopell. Vopell's maps--supposedly of 1545, 1549, and 1552--are no longer extant, although some derivatives by Vavassore and Van den Putte of the 12-sheet map have survived.
Jeronimo De Girava,Typo de la carta Cosmographica de Gaspar Vopellio.... Venezia 1570
Geruvigus, Particolare di Eridano dal Planisfero, Aratea del II secolo
Aratea di Cicerone, Manoscritto miniato, Italia IX-X secolo
Namque etiam Eridanum cernes in parte locatum
caeli, funestum magnis cum uiribus amnem,
quem lacrimis maestae Phaëthontis
saepe sorores
sparserunt, letum maerenti uoce canentes.
Hunc Orionis sub laeua cernere planta
serpentem poteris, proceraque uincla uidebis,
quae retinent Pisces caudarum a parte locata,
Flumine mixta retro ad Pistricis terga reuerti.
Haec una stella nectuntur, quam iacit ex se
Pistricis spina, eualida cum luce refulgens.
del cielo, fiume funesto dalle forti correnti,
che spesso le meste sorelle di Fetonte sparsero
di lacrime, cantandone con triste voce la morte.
Potrai vederlo serpeggiare sotto il piede sinistro
d’Orione, e vi scorgerai le lunghe catene
che imbrigliano i pesci dalla parte della coda
tornare alle spalle della Balena, dopo essersi mischiati al Fiume.
Queste finiscono in un’unica stella che emerge
dalla spina dorsale della Balena, rifulgendo di intensa luce.
M. Tullio Cicerone, Aratea, 145-154
Testo critico e traduzione a cura di Andrea Friggi
Hyginus, Poeticon Astronomicon, Venezia 1482
Hyginus, Poeticon Astronomicon, Venezia 1485
Hyginus, Poeticon Astronomicon, Basileae 1570
H. Grotius, Syntagma arateorum, Leiden 1600
ALTRE DIVERSE INTERPRETAZIONI DI
e anche in
https://www.astronomie-nuernberg.de/index.php?category=duerer&page=apian-eridanus
di
Felice Stoppa