C. Dien, C. Flammarion

Atlas par Ch. Dien, Hémisphère Boréal, Paris 1877

 

 

 

C. Dien et C. Flammarion

 

Atlas par Ch. Dien

Hémisphère Boréal

 

 

 

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Camille Flammarion realizza nel 1877 a Parigi l’ampliamento dell’Atlas Céleste di Charles Dien apparso in prima edizione sempre a Parigi nel 1866.

 In 24 carte, la cui proiezione è lo sviluppo di una sfera di 65 centimetri di diametro, sono poste oltre centomila tra stelle e nebulose, la cui posizione è calcolata per il 1860. Vengono delimitati i confini delle costellazioni le cui stelle principali sono collegate da linee e segmenti. Per precisa volontà di Dien il disegno mitologico, che sarebbe d’intralcio all’esame del notevole numero di stelle considerate, viene escluso. Completano però l’atlante due doppie tavole dedicate ai due emisferi, ad uso esornativo, che riportano ancora il personaggio mitologico.

Nella seconda edizione, Flammarion  aggiunge cinque nuove tavole, una riproduce le più belle nebulose come sono viste al telescopio. La doppia tavola numero 25 è dedicata invece al movimento secolare delle stelle:  una freccia orientata  parte dalle singole stelle per le quali è stato stimato un movimento proprio, la lunghezza della freccia corrisponde al movimento della stella previsto in 50.000 anni. Altre due tavole sono dedicate a planisferi che contengono soltanto le stelle multiple, la seconda di queste tavole esamina soltanto quelle per le quali il rapporto gravitazionale è stato accertato mentre i grafici delle orbite  di alcune di queste ultime  sono raccolti nella tavola 28 insieme ai disegni dei più rilevanti ammassi stellari aperti.  

 

 

La prima delle tavole dell’atlante, quasi identica a quella presente nell’edizione precedente del 1869, intitolata Hémisphère Boréal, riproduce le costellazioni a nord dell’equatore in proiezione polare equatoriale concava. Tra le costellazioni riportate ve ne sono alcune attualmente non più riconosciute dalla Unione Internazionale degli astronomi quali quella del Mont Ménale, Mouche, Toureau de Poniatowski, Chevre. Le stelle principali riportano  il loro nome proprio in latino, quello delle costellazioni è in francese. Le stelle più luminose, collegate da segmenti e linee geometriche, vengono identificate con le lettere greche di Bayer o dal numero arabo di Flamsteed, sono distinte in sei magnitudini esplicate in una scala alla base della tavola. Con opportuni artifici grafici l’autore riesce inoltre a segnalare le stelle doppie o triple e quelle variabili. L’emisfero riprodotto nella doppia tavola ha un diametro di 36 cm , riporta la proiezione dei coluri, della parte boreale dell’eclittica e sul bordo esterno la proiezione dell’equatore sulla quale è possibile leggere l’Ascensione Retta delle stelle sia in gradi che in ore con la definizione di un grado o quattro minuti. La scala per la lettura della declinazione, disegnata sul coluro equinoziale, è graduata grado per grado. La Voie Lactée, ben delineata, attraversa tutta la tavola.

 

 

 

PARTICOLARE 3

 

 

 

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di  FELICE STOPPA