Vitus Scheffer  

Coelum poeticum seu sphaera astronomica, Praga, Czernoch, 1686

 

 

Vitus Scheffer

Coelum poeticum seu sphaera astronomica, Prag, Czernoch, 1686  

 

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Vitus Scheffer (1648, Wolkersdorfu, Austria - 1717, Kladsku Polonia), padre gesuita, compila questo volume dedicato alla conoscenza del cielo poetico (mitologico) con lo scopo di ricondurre i personaggi delle costellazioni alle varie origini letterarie che li hanno determinati, utilizzando primariamente le fonti latine e le traduzioni aratee. La sfera celeste viene suddivisa e descritta in dodici zone nelle quali, parallelamente ad un segno zodiacale, vengono raccolte altre costellazioni correlate tra loro  da comuni argomenti letterari. Al cielo reale non viene fatto alcun riferimento se non quelli necessari per comprendere la vicinanza territoriale delle singole costellazioni. Non vengono nominate le singole stelle ne la collocazione delle costellazioni in riferimento alle coordinate di qualche tipo di reticolo.

Il volume è però accompagnato da una bella tavola incisa, 28 x 55cm circa, che riproduce in 12 spicchi l’intero globo celeste ( 16,56 cm circa di diametro).  

 

Ogni spicchio rappresenta in proiezione polare eclittica convessa una zona di cielo compresa tra i due poli eclittici per una ampiezza di 30 gradi di longitudine.

Il reticolo di riferimento comprende i cerchi massimi dell’equatore e dell’eclittica (zodiacus) che riportano tacche graduate di un grado raccolte in gruppi di cinque. Vengono segnalati e disegnati inoltre i coluri, i circoli polari ed i tropici. L’inizio delle costellazioni zodiacali viene identificato dal relativo simbolo posto sul cerchio dell’eclittica.

 

  

NOTAE magnitud stellarum            Nebulosae

 

Le stelle sono rappresentate con i sei differenti simboli elencati  nella tabella NOTAE magnitud stellarum nella quale è previsto anche un simbolo per le nebulosae che viene usato soltanto in un caso per identificare un grappolo di quattro oggetti posti tra la testa del Leone e la zampa anteriore sinistra dell’ Orsa Maggiore. Nonostante sia arduo poter identificare questi quattro astri  con i relativi oggetti nebulari reali che rappresentano è da sottolineare l’importanza della loro rara presenza in un documento del diciassettesimo secolo. Tutte le stelle dalla prima alla terza magnitudine sono affiancate dal valore, espresso in numero arabo, della loro grandezza.  

Nella tavola vengono disegnate di spalle tutte le quarantotto costellazioni tolemaiche, sono tutte denominate, alcune con un doppio nome come Sagittari-Chiron, Erichthonius-Agitator (Auriga), Virgo-Erigone. La Lyra porta il nome di Vultur Cadens e il Cane Minore quello di Procyon.  Sono inoltre disegnate autonomamente le costellazioni non tolemaiche di Phaethon, Antinous, Medusae, Hircus (Capra). Sono denominate soltanto due stelle di prima grandezza, Arcturus nel Bootes e Acarnar presso la figura di Phaethon nella parte più meridionale dell’Eridanus, come abbiamo visto il nome Procyon non identifica la stella più luminosa del Cane Minore bensì tutta la costellazione.

 

Phaethon

 

Viene disegnato il tracciato della Via Lattea.

L’artista anonimo che ha ideato ed inciso la tavola si è ispirato allo stile utilizzato dal Dürer per i suoi planisferi.  

 

 

TITOLO

 

IMPRIMATUR

 

DEDICHE

 

 

ELENCHUS

 

UTILITAS OPUSCOLI

 

EPILOGUS

 

 

www.atlascoelestis.com

di

FELICE STOPPA