Winslow Upton |
Star Atlas, containing stars visible to the naked eye and clusters, nebulae and double stars visible in small telescopes, together with variable stars, red stars, characteristic star groups, ancient constellation figures and an explanatory text. Boston 1896
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Winslow Upton
Star Atlas, containing stars visible to the naked eye and clusters, nebulae and double stars visible in small telescopes, together with variable stars, red stars, characteristic star groups, ancient constellation figures and an explanatory text. Boston 1896
Il
fortunato atlante celeste di W. Upton, ancora oggi viene ristampato e venduto,
si rivolge sia all’astrofilo alle
prime armi che inizia a rivolgere i primi sguardi al cielo stellato, sia
all’astrofilo armato di piccoli telescopi che vuole approfondire le sue
ricerche celesti ed avere quindi delle carte precise dove collocare gli oggetti
delle sue osservazioni.
Si
compone di tre parti:
Una
introduzione scritta, divisa in diverse sezioni, dedicata alla classificazione
delle stelle e delle costellazioni: Nomi e loro origini storiche, luminosità,
colore, stelle variabili, doppie, ammassi e nebulose. Ogni sezione è
accompagnata da ampie tabelle che elencano casi e posizioni. Quella sugli
ammassi e le nebulose li classifica con i codici del NGC.
Una attenzione
particolare va data alla tabella delle costellazioni: ne sono elencate 88, lo
stesso numero che quasi tre decenni dopo Delporte ci consegnerà definitivamente
e che ancora oggi utilizziamo, http://www.atlascoelestis.com/introduz%20cost.%20attuali.htm
.
Upton,
partendo dalle 48 costellazioni di origine tolemaica e aggiungendo a queste
quelle introdotte con i cataloghi di Bayer del 1603, http://www.atlascoelestis.com/4.htm,
Hevelius del 1690, http://www.atlascoelestis.com/6.htm,
e de Lacaille del 1756, http://www.atlascoelestis.com/88%20lacaille.htm,
fa piazza pulita di quelle decine e
decine di costellazioni sorte negli ultimi 400 anni, alcune delle quali avevano
avuto pressoché nessun utilizzo nella comunità mondiale degli astronomi,
http://www.atlascoelestis.com/introduz.%20desuete.htm.
Nell’elenco
manca soltanto la costellazione moderna della Bussola, Pyxis, di de Lacaille, http://www.cosmovisions.com/pyx.htm,
e Upton raggiunge il numero di 88 mantenendo quella ora obsoleta di Malus,
sempre ideata da de Lacaille.
Nell’elenco
trova ancora posto, ma non è numerata, l’unica costellazione tolemaica che
Delporte non ha mantenuto, la Nave Argo, che per la sua ampiezza nel cielo de
Lacaille aveva diviso in quattro parti.
Interessante i nomi latini delle costellazioni, praticamente identici a quelli conservati da Delporte.
La seconda parte dell’atlante si compone di sei tavole celesti del
formato di 7 per
La terza e ultima parte ci presenta sei tavole,
Symbols
Nella prefazione Upton ci ricorda le fonti utilizzate per il suo catalogo stellare e principalmente i lavori fondamentali di astronomi quali Herschel, Gould, Argelander, Behrmann, Heis e l’ampio utilizzo dei lavori fotometrici proposti nei volumi degli Annals of the Astronomical Observatory of Harvard College.
L’atlante di Upton può essere consultato alla seguente pagina proposta da Internet Archive:
https://archive.org/details/staratlascontain00upto.
Di seguito riporto alcune pagine sulla biografia di W. Upton tratte da un articolo di Frederick Slocum apparso sul volume N° 22 del 1914 di Popular Astronomy. Per cortesia di Astrophisics Data System (ADS) SAO-NASA.
TAVOLE
Characteristic Constellations Figures
MAP I
MAP II e MAP III
MAP IV e MAP V
MAP VI
MAP I
Constellations around North Pole
MAP II
MAP III
MAP IV
MAP V
MAP VI
Constellations around South Pole
di FELICE STOPPA
GENNAIO 2017