Johann Conrad Schaubach

Eratosthenis Catasterismi cum interpretatione latina et commentario, Gottingae 1795

 

 

Eratostene di Cirene 

280- 198 A .C.

Catasterismi

 

 

Johann Conrad Schaubach

Eratosthenis Catasterismi cum interpretatione latina et commentario

 

 

 

Le due tavole che presento dedicate alle costellazioni boreali e australi sono allegate ad una delle prime traduzioni moderne dell’opera  dell’astronomo di Cirene, l’ Eratosthenis Catasterismi cum interpretatione latina et commentario, di Johann Conrad Schaubach, pubblicata a Gottingae nel 1795 e che è possibile esaminare nel suo complesso al seguente indirizzo: 

http://www.e-rara.ch/zut/content/titleinfo/727970?lang=en 

 

per cortesia di 

e-rara.  

 

segue dalla pagina principale

 

Le due tavole rappresentano in proiezione polare equatoriale concava i due emisferi celesti a partire dai rispettivi poli fino alla circonferenza dell’equatore dove può essere letta l’A. R. con l’approssimazione del grado. Sono presenti, uno sovrapposto all’altro, sia il reticolo di riferimento equatoriale che quello eclittico. Oltre al cerchio equatoriale, a quelli polare artico e antartico, ai circoli dei tropici e all’eclittica viene disegnato il circolo dell’orizzonte relativo a Roma e ad Alessandria d’Egitto. Come si può notare dal forte spostamento della stella alfa dell’Orsa Minore rispetto al polo celeste l’epoca per le quali sono posizionate le stelle sui relativi reticoli non è quella corrispondente alla produzione del volume di Schaubach, cioè intorno al 1795, bensì quella tra il secondo ed il terzo secolo avanti Cristo, epoca alla quale si fa risalire la stesura originale dei Catasterismi. Le stelle, riconoscibili in classi di sei grandezze, sono nominate con lettere dell'alfabeto greco e latino secondo il metodo di Bayer.

Sebbene le due tavole manifestino alcune caratteristiche proprie delle descrizioni di Eratostene, quali il cavallo Pegaso senza ali, oppure il Sagittario sotto forma di satiro, la mancanza della Bilancia e la presenza della Chioma di Berenice, non si può sostenere che i due planisferi corrispondano fedelmente al testo dell’astronomo greco, sia per i nomi utilizzati e, principalmente, per il numero di costellazioni rappresentate. D’accordo con il giudizio espresso da Anna Santoni nel suo Eratostene, Epitome dei Catasterismi, se dovessi scegliere una rappresentazione più somigliante al testo di Eratostene sceglierei la tavole del  f.10v contenuta nel manoscritto del Codice NLW 735C   , risalente al 1000 circa, conservato nella National Library del Galles, che illustra la traduzione di Germanico dei Fenomeni di Arato.     

 

L’opera originale di Eratostene che J. Martin con il suo volume del 1956, Histoire du texte des Phènomènes d’Aratos, Parigi, gli attribuisce definitivamente, non ci è giunta completa essendo i Catasterismi che conosciamo soltanto una sua riduzione databile intorno al secondo o terzo secolo D. C. (secondo J. Martin mentre P. Charvet propende per il II sec. A.C.) e che nella nostra tradizione viene denominata Epitome dei Catasterismi, riprodotta in molte edizioni tra le quali di riferimento risulta il manoscritto ms. Edimburgensis Adv. 18.7.15 del XIII secolo.  Questa opera ridotta, comunque indipendente dall’altra opera astronomica allora conosciuta di Arato di Soli, I fenomeni, non contiene definizioni astronomiche relative a griglie di riferimento concernenti le posizioni , le levate e i tramonti di stelle, come probabilmente l’opera originale conteneva, ma elenca con buona precisione la posizione anatomica delle stelle relativamente al personaggio mitologico delle singole costellazioni alle quali vengono dedicati singoli capitoli ognuno sempre comprensivo della descrizione del mito letterario che sostiene ogni costellazione.

Il testo ridotto che conosciamo è composto di 44 capitoli, 42 dedicati alle costellazioni, gli altri due ai 5 pianeti e alla Via Lattea. Ogni capitolo parte con la descrizione del catasterismo, cioè quel processo che partendo dal mito letterario arriva a collocare nel cielo stellato il personaggio mitologico, a cui segue la descrizione della sua immagine sulla quale vengono posizionate anatomicamente le singole stelle. In questo modo vengono presentate insieme due forme di conoscenza praticate dagli antichi, quella mitica ( che non permette verifica né confutazione e si esprime in un tipo di discorso chiamato mythos) e quella “scientifica” (che al contrario pretende la confutazione e la verifica, pratiche pertinenti al tipo di discorso che i greci, almeno da Platone, consapevolmente distinguono e chiamano logos, e può avvalersi dell’osservazione, della misurazione, dell’esperienza).”Anna Santoni, Eratostene, 2009” .

 

Nella prima delle quattro parti in cui è possibile distinguere il  testo di Eratostene vengono descritte tutte le costellazioni boreali e buona parte di quelle zodiacali, nella seconda parte troviamo le costellazioni australi e tre zodiacali, la terza e la quarta parte sono dedicate rispettivamente ai Pianeti e alla Via Lattea.  Nell'Epitome le costellazioni sono elencate suddividendo il cielo in sei zone e sono presentate secondo lo stesso ordine di Arato. Intorno alla cupola centrale  composta dal Drago e dalle Orse  si distribuiscono ad anello, da est a ovest, le quattro zone che comprendono le  costellazioni a nord dell’eclittica ( 1-9, 10-14, 15-23, 24,31). Le altre due zone formano una fascia che comprende le costellazioni a sud dell’eclittica a partire da Orione  per finire con Procione, il nostro Cane Minore, (32-37) e (38-42).  Alcune contraddizioni all’interno del testo però, come quella di indicare Cefeo come quarta costellazione, mentre la troviamo al quindicesimo posto, o di definire la Lyra come la nona costellazione, mentre la troviamo ventiquattresima oppure di non trovare descritte le costellazioni zodiacali dopo quella di Procione, come l’autore si riproponeva nel testo, fanno pensare all’esistenza di un altro ordine più antico, probabilmente appartenuto  all’edizione originaria dei Catasterismi, ordine che bene si adegua a quello descritto nel secondo e terzo capitolo  del De Astronomia di Hygino, autore che dichiara espressamente di essersi ispirato all’opera originale di Eratostene che noi abbiamo perduto. Questa più antica suddivisione non ha come centro di riferimento la sola eclittica bensì, e in modo primario, l’equatore:

1) Zona delle costellazioni boreali suddivise per cerchi e fasce intorno al polo equatoriale: a) all’interno del cerchio artico, b) tra il cerchio artico e il tropico del Cancro, c) tra il tropico del Cancro e l’equatore.

2) Zona delle costellazioni zodiacali

3) Zona delle costellazioni australi suddivise in cerchi e fasce a partire dall’equatore: a) tra l’equatore e il tropico del Capricorno, b) tra il tropico del Capricorno e  il cerchio antartico

4) I pianeti.

Quest’ultima struttura è anche quella seguita in un manoscritto anonimo latino, il codice Laurentianus LXXXVII 10, studiato da A. Rehem nel 1899 in Zu Hipparch und Eratosthenes.

 

Nei 44 capitoli  vengono nominate 56 costellazioni attraverso nomi indipendenti, di queste 41, trattate in singoli capitoli, corrispondono ad altrettante costellazioni tolemaiche. Altre quattro costellazioni tolemaiche vengono trattate non indipendentemente ma in associazione ad altre ( Bestia, Corvo, Cratere, Serpente). Vi sono poi altre 11 costellazioni non tolemaiche, tra le quali, unica attualmente esistente, la Chioma di Berenice (che diventa Chioma di Arianna quando viene descritta la Corona, capitolo 5). Non vengono citate con il loro nome le seguenti costellazioni tolemaiche: Corona Australe (associabile però alla Barca di Eratostene), Equuleus (che manca del tutto), Libra (associabile però alle Chele di Eratostene). Le undici costellazioni non tolemaiche sono: Pleiadi (indipendenti nel capitolo 23), Chele (capitolo 7 con lo Scorpione), uno dei Gemelli (Polluce e Castore vengono trattati infatti separatamente, rispettivamente con 9 e 10  stelle distinte, nel capitolo 10), Chioma di Berenice (trattata nel capitolo 12 con il Leone), la Capra e i Capretti ( capitolo 13 con Auriga), Hyades ( capitolo 14 con il Toro), uno dei Pesci ed il Nastro che li unisce ( nel capitolo 21 i due pesci e il nastro di collegamento vengono descritti come gruppi di stelle distinte), Fiume d’acqua ( distinto da Acquario nel capitolo 26), Barca (nel capitolo 28 con il Sagittario) Quest’ultimo personaggio, il Sagittario, è rappresentato da un satiro e non da un centauro in quanto secondo Eratostene non è caratteristica propria dei centauri di far uso dell’arco.

Nell'Epitome dei Catasterismi vengono enumerate 736 stelle e descritti il Doppio ammasso nel Perseo (Capitolo 22) e l'Ammasso del Presepe nel Cancro che viene chiamato però La mangiatoia (Capitolo 11),i due ammassi appaiono  anche nella tavola di Schaubach. Sono presenti con il loro nome le seguenti stelle: Arturo nel Boote, Spiga e Vendemmiatrice nella Vergine, Propo nei Gemelli, Asini nel Cancro, Capra e Capretti nell'Auriga, Canopo in Argo e nel Fiume, Sirio nel Cane e Procione con il cui nome si identifica sia la costellazione che la stella in essa più luminosa. Tutte queste stelle vengono nominate anche nei planisferi di Schaubach ad esclusione degli Asini del Cancro. 

I Catasterismi di Eratostene ci sono pervenuti anche in una ulteriore versione in 25 capitoli, quindi ancora più ridotta dell'Epitome, non contemplata da Schaubach, contenuta nel codice Vaticanus Graecus 1087 del XIV secolo. I 25 capitoli sono denominati Fragmenta Vaticana.

       

 

 

HEMISPHAERIUM BOREALE

 

 

 

 

 

Bibliografia

 

J. C. Schaubach, Eratosthenis Catasterismi cum interpretazione Latina et commento, Gottingen 1795

 

A. Rehm, Eratosthenis Catasterismorum Fragmenta Vaticana, Ansbach 1899

 

J. Martin, Histoire du texte des Phènomènes d’Aratos, Parigi 1956

 

Patrizio Domenicucci, Astra Caesarum, Astronomia, astrologia e catasterismo da Cesare a Domiziano, Edizioni ETS, Pisa, 1996

 

Theony Condos, Star Myths of the Greeks and Romans: A Sourcebook containing ‘The Constellations’ of Pseudo Eratosthenes and the ‘Poetic Astronomy’ of Hyginus, Phanes Press, Grand Rapids, 1997

 

Pascal Charvet, A. Zucker, J. P. Brunet, R. Nadal, Le Ciel, Mythes et histoire des constellations NiL editions, Paris, 1998

 

J. Pamias Massana, Eratostenes de Cirene, Catasterismes, Barcelona 2004

 

Arnaud Zucker, La function de l’image dans l’astronomie grecque in Eratosthène. Un atlète du savoir, Publications de l’Université de Saint-Etienne, Saint-Etienne, 2008

 

J. Pamias, K. Geus, Sternsagen, Utopica, Oberhaid, 2007

 

Anna Santoni, Eratostene, Epitome dei Catasterismi, Edizioni ETS, Pisa, 2009  

 

G. Chiarini, G. Guidorizzi, Igino Mitologia Astrale, Adelphi, Milano 2009

 

Elly Dekker, Illustrating the PHAENOMENA, Celestial Cartography in Antiquity an the Middle Ages, Oxford University Press, Oxfor 2013

 

 

 

LEGGI DI

Arnaud ZUCKER 

(U.N.S., Cepam UMR 6130)

Variabilité des images de constellations et fonction des images dans l’astronomie grecque : Eratosthène, Hipparque, Ptolémée

 

 

 

 

 

 

 

www.atlascoelestis.com

di

FELICE STOPPA