di
Felice Stoppa
Soluzione al quesito posto nella sezione "Riconoscere gli autori e datare le mappe celesti"
E. H. Burrit, Atlas,
The geography the eavens, New York 1835.
Tavola dedicata ai mesi di giugno, maggio, aprile. Nella tavola sono molto
evidenti sia l'equatore, che l'eclittica, che eta Virginis. Quindi si può
applicare il criterio della precessione degli equinozi per calcolare la data
approssimativa. È molto evidente la costellazione della Noctua che, utilizzando
la tabella delle costellazioni desuete, ci porta a Burrit o a Jamieson. Jamieson
è però autore di tavole semiprofessionali, quindi dovrebbe essere
tendenzialmente escluso; mentre Burrit è autore di uno degli atlanti
divulgativi più venduti al mondo, circa 100 mila esemplari soltanto nel XIX
secolo, e la tavola che presentiamo, seppur molto completa e ricca di nomi
propri di singole stelle, si rivolge a un pubblico generico, non ad astronomi
professionisti.
Abraham Ortelius, Doppio
emisfero celeste, in un’edizione italiana del 1602 dell'Epitome di
Vrients (1601).
Si vede subito che la doppia tavola degli emisferi celesti non ha pretese
scientifiche. È una tipica tavola astronomica introduttiva degli atlanti di
geografia: infatti, sono riportate poche stelle e soltanto le costellazioni
tolemaiche; mancano le costellazioni australi introdotte da Bayer nel 1603 (per
esempio, Pavo, Phoenix, Tucana, Dorado, ecc.), e, sempre nell'emisfero australe,
troviamo la Croce del Sud, ma non nella posizione corretta. Questi sono elementi
che ci permettono di datare la carta per un periodo antecedente il 1603. La
presenza della costellazione del Polophilax ci può rimandare, tramite la tavola
delle costellazioni desuete, a un gruppo di autori tra cui vi è l'Ortelius.
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