Università G. d'Annunzio Chieti |
Atlas Coelestis, mostra dal 3 all' 8 Luglio 2006 |
Università G. d'Annunzio Chieti-Pescara
Mostra viaggio nella scienza e nell’arte alla ricerca delle più belle rappresentazioni del cielo realizzate da astronomi e da artisti dal sedicesimo al ventesimo secolo.
presentazione di Jean-Pierre Luminet
A
cura di
Felice Stoppa &
Associazione Culturale Agorà della Terra
Associazione 360°
Dal
3 all’ 8 Luglio 2006
c/o
Polo Didattico Bibliotecario - Geologia
Campus Madonna delle Piane
Via dei Vestini 31, Chieti Scalo
Orario di apertura
lunedi-venerdì
9-19 h
Sabato 9-13 h
info e prenotazioni: tel 08713556418-6455
fax: ATLAS COELESTIS 0871 3556454
Presentazione
La geografia del cielo è da sempre stata rappresentata tenendo conto di due esigenze: la incontestabile necessità scientifica di descrivere con precisione la posizione delle stelle, dei pianeti e degli altri corpi celesti e l’ancestrale desiderio di incorniciare le relazioni geometriche di questi corpi con la cultura, la religione, i miti, i sogni e le paure dell’uomo.
Questa necessità ha dato vita ad una doppia e parallela, ma sempre fortemente correlata, produzione di lavori scientifici.
Da una parte i cataloghi del cielo, tavole contenenti la designazione degli astri e la loro posizione in termini di coordinate, che per la loro forma di tabelle non offrono particolari valenze estetiche. Al contrario, queste preoccupazioni estetiche governano l’elaborazione degli atlanti, che trasportano sotto forma iconografica una parte dei dati contenuti nei cataloghi cercando di rispettare al meglio la precisione contenuta in essi.
Gli atlanti celesti fanno parte delle più belle opere scientifiche che siano mai state pubblicate. Interpretando la maestosità dei cieli disegnano magnifiche figure delle costellazioni in un formato monumentale. Sono stati scritti da grandi astronomi, John Flamsteed, Johannes Hevelius, Johann Bode, che si sono basati sui dati delle loro personali osservazioni.
Affiancate a carte di singole costellazioni , troviamo quelle più generali che rappresentano, sotto forma di planisferi, la totalità del cielo visibile nel corso dell’anno per un luogo precisato. Nel corso dei secoli queste opere hanno assorbito le scoperte astronomiche e le teorie matematiche e fisiche associate: reticoli di riferimento per indicare le coordinate, riorganizzazioni dei confini delle costellazioni e formazione di nuove per introdurre sia le stelle scoperte in zone del cielo che non erano mai state indagate o quelle scoperte con l’uso del telescopio, o per seguire il tracciato di comete, l’apparizione di stelle Nove o per identificare un numero sempre maggiore di nebulose.
La ricca storia degli atlanti celesti può essere divisa in quattro grandi periodi.
Fino all’ Uranometria del Bayer (1603) le preoccupazioni estetiche ed astrologiche governano l’elaborazione delle carte celesti. Le posizioni delle stelle sono generalmente prese dai cataloghi di Tolomeo o di Al-Sufi. Le costellazioni sono rappresentate da figure stilizzate nella tradizione di Germanicus, cioè la traduzione latina del poema greco di Arato sulle costellazioni, i Phaenomena.
Le posizioni delle stelle non sono sempre indicate e spesso, per esigenza coreografiche, più che la precisione astronomica viene rispettata quella filologica e letteraria e il loro posizionamento viene curvato dall’esigenza di far coincidere le stelle con il disegno di un braccio o di un particolare anatomico della figura mitologica ad esse associata. Questa tradizione durerà per tutto il Medioevo ed il Rinascimento. Il primo libro a stampa illustrato con figure di costellazioni è pubblicato nel 1482.
Dall’atlante del Bayer all’Uranographia di Bode (1801) l’uranometria conosce la sua epoca d’oro. L’esattezza delle posizioni stellari, ricavate dai cataloghi redatti dai migliori osservatori, quali ad esempio Tycho Brahe, si accompagna ad una migliore interpretazione estetica delle figure. I cartografi rivaleggiano tra loro per offrire una visione del cielo nel contempo precisa e spettacolare.
Il terzo periodo, che inizia con l’atlante di Bode e si chiude con quello di Delporte (1930), è stigmatizzato dallo sviluppo professionale degli atlanti. L’Uranographia di Bode rappresenta il momento culminante della tradizione precedente, ma, nel contempo, segna l’inizio della divisione di percorso tra gli atlanti destinati agli astronomi di professione e quelli destinati al pubblico più vasto degli amatori dell’astronomia.
L’idea di un unico e solo grande libro per tutti, che contenga tutto ciò che è visibile nel cielo, con esatta precisione ed associato nel contempo al disegno della figura mitologica della costellazione, non è più realizzabile, le carte sarebbero illeggibili.
I telescopi rivelano nuovi oggetti celesti: stelle troppo deboli per essere viste ad occhio nudo, stelle variabili, stelle nuove, nebulose, e tutte devono trovare posto nelle tavole. La precisione aumenta, le figure mitologiche scompaiono progressivamente e l’avvento della fotografia dà l’avvio a nuove ricerche.
L’atlante di Delporte, che stabilisce definitivamente il numero ed il nome delle costellazioni e ne definisce rigorosamente i confini, chiude il periodo precedente e apre il quarto, quello moderno. I grandi censimenti del cielo (in inglese, surveys) effettuati con i telescopi di Monte Palomar o dell’ European Southern Observatory (ESO) producono centinaia di lastre fotografiche che contengono milioni di oggetti celesti. Con lo sviluppo dell’informatica e delle reti di comunicazione, gli atlanti, o meglio i cataloghi astronomici, sono oggi disponibili in linea.
La mostra illustra in particolare le prime tre fasi della storia della cartografia celeste e vuole offrire una meravigliosa passeggiata nel giardino incantato dell’uranometria. Da Hyginus a Delporte, passando per Piccolomini, Bayer, Cellarius, Hevelius, Semler, Flamsteed, Bode, Argelander, Jamieson, gli atlanti più ricchi della storia, opera dell’ingegno di scienziati e le più belle carte del cielo stampate dalla maestria di abili artigiani sono descritte ed offerte in visione al lettore.
In presenza di tali tesori, lo spirito non può che esclamare, riprendendo la richiesta indirizzata dalla marchesa di G. a Monsieur de Fontanelle durante la prima sera dei suoi Entretiens sur la pluralità des mondes (1686) : “Insegnatemi le vostre stelle!”.
Jean-Pierre Luminet
Directeur de recherches au C.N.R.S.
Laboratoire Univers et Théories (LUTH)
Observatoire de Paris-Meudon
Indice dei materiali in mostra
C. Iulii Hygini
Augusti Liberti,
Joannis
Baptistis Vrients,
Allain
Manesson Mallet
Anonimo
Philippe De
Ferdinando Meucci
Alessandro
Piccolomini
Johann Bayer
Andreas Cellarius
Joannis Hevelius
Carel
Allard (1648-1709)
Nicolas Bion
Georg Christoph Eimmart
Henri Abraham Chatelain
Christoph
Semler
John Flamsteed
Nicolas Louis de Lacaille
Joseph Nicolas De Lisle
Charles Messier
J. E. Bode, Vorstellung der gestirne
J. Fortin
J.
E. Bode, attribuito
Alexander Jamieson
Karl
FriedrichVollrath Hoffmann
J.
Aspin
Friedrich Wilhelm August Argelander
Eduard Heis
C.
Dien et C. Flammarion
Karl Bruhns
Johann
Muller
Johann Georg
Heck
I libri divulgativi dell’Ottocento
Amédée Guillemin, Le ciel,
Paris1866
Edwin Dunkin, The midnight sky,
Camille
Flammarion, Astronomie populaire, Paris 1880
Camille Flammarion, Les Etoiles et les Curiosités du ciel, Paris 1882
Elijah
E. Delporte
Leon
Barritt
Astrolabio
in caratteri cirillici
Marina
Sovietica
Jean-Pierre Luminet
Fred Wessel
Fred Wessel
Per la mostra è stato prodotto il volume
Il primo saggio illustrato in italiano sulla storia della cartografia celeste, con in appendice la ristampa completa del più importante atlante astronomico americano del XIX secolo
Elijah
Il libro è acquistabile da
Contattando l'autore felice.stoppa@fastwebnet.it
Felice Stoppa ringrazia
Prof. Francesco Stoppa, ideatore e coordinatore della mostra
Mariangela Schiazza per il lavoro di coordinamento e segreteria
Osvaldo Cardillo che ha diretto la realizzazione del libro catalogo
Alcune recensioni
di
FELICE STOPPA